Domenica stavo tornando da Padova, ero in un treno densissimo di persone e di odori che all’inizio mi ha fatto rimpiangere la rinite cronica.
Nella fattispecie ero di fianco a Laura, una spagnola stilista di abbigliamento per bambini, e Ivan, muratore, idraulico e tuttofare moldavo. Ci siamo messi a chiacchierare, perchè mi sono incuriosita quando ho visto la ragazza (signora forse) disegnare dei bambini angelici e vestiti in modo perfetto nonostante tutti i movimenti del treno. Lei lavora per Prenatal e per altre due o tre ditte famose di cui però non ho capito il nome. Ha studiato in Spagna, poi è stata qualche anno a Firenze per perfezionare la sua formazione, e adesso lavora e lavora bene. Sabato sera era stata a Gorizia a una manifestazione con una serie di concerti di vari generi musicali, ed era diretta a Parma.
Ivan invece è un muratore, lavora a Bologna da un pò di anni, sempre per la stessa ditta, e mi ha lasciato il numero in caso che qualcosa in casa non funzioni bene, perchè fa anche l’idraulico, l’elettricista e chi più ne ha più ne metta. Secondo me sarebbe capace di sistemare anche i ferri da stiro. Lui invece ha avuto una storia diametralmente opposta, perchè è venuto in Italia perchè in Moldavia c’è poco lavoro e il guadagno è insufficiente per una sopravvivenza dignitosa. E’ qui da 8 anni, non è mai tornato là un pò perchè ha paura di dover tornare là definitivamente e un pò perchè non vuole spendere soldi per andare in aereo. All’inizio stava a Padova, ma lo ricattavano in vari modi, dormiva in un tugurio e non riusciva neanche a mangiare regolarmente. E’ riuscito a trasferirsi a Bologna, adesso ha una camera, sono in casa in 8 o 9 (non ho ben capito), in una stanza c’è una famiglia, in bagno deve fare in fretta ma mangia, dorme comodo, e riesce a risparmiare qualche soldo da mandare in Moldavia. Lui la sera prima era stato in un paese vicino al confine con la Slovenia in una discoteca, era andato a ballare così lontano perchè “li non ci sono casini”. Nelle discoteche di Bologna a suo dire ci sono frequenti episodi di coltellate e di risse, mentre quella è una discoteca per russi, è un circolo quindi basta fare la tessera e tutti pensano solo a ballare e a bere. Ovviamente non ha mai dormito, è uscito dalla discoteca e poi è stato con gli amici che ha conosciuto là, perchè ovviamente è andato da solo.
Ho realizzato che dei tre ero quella che aveva vissuto la serata più banale, osteria in centro a Bologna e poi un giro al cioccoshow. Con legge di Murphy integrata perchè per la seconda volta in due giorni tutti hanno mangiato cioccolato tranne me, della serie “quando la dieta ti potrà colpire lo farà”. Inoltre anche la mia vita scorre nella più ovvia normalità, viaggio poco perchè devo studiare e perchè non ho soldi, conosco i miei amici, cerco informazioni dal mondo sul computer non potendo farlo spostando il mio sedere.
A volte ascolto le radio inglesi o americane, e mi sento finalmente in un altro mondo, in un mondo normale, come se le cuffie e il pc mi proiettassero in un’altra dimensione, più consona a quello che a me servirebbe in questo momento. Io vorrei essere cittadina del mondo, invece abito in questo paese.
Un paese che è così impegnato ad analizzare le sue storture che è completamente fermo.
Io non so neanche cosa tengo questo blog a fare, purtroppo non posso neanche scrivere quello che sento in radio, primo perchè ho pochissimo tempo per ascoltare, secondo perchè dopo 10 minuti stacco il cervello, e senza la massima concentrazione capisco una parola su tre quando va bene. Non riesco più a scrivere di quello che succede in Italia, sono completamente nauseata. Ma forse il vero motivo è che non mi interessa più.
Non me frega niente di sapere quanti e quali contatti mafiosi ha tizio piuttosto che caio, non voglio neanche sapere quali giri ci sono dietro l’uccisione di due persone legate a un politico per via di una festa. Non trovo interessante il dibattito sulla pausa pranzo, francamente stanno estraendo dal cilindro così tanti finti problemi e il livello è così basso che io non ce la faccio a entrare nel merito. Cosa dovrei dire io, che la pausa pranzo è sacrosanta ma che alcuni lavori è normale che a volte non la concedono (a me capita di saltarla, per i chirurghi è quasi una regola)? C’è bisogno di dirlo? Cosa me ne frega di interloquire anche a distanza con uno che apre la bocca per dire ste stronzate? Anche stare in silenzio aumenta la produttività, dovrebbe saperlo. Io non vedo l’ora di laurearmi, dopodichè chiederò alla mia prof di andare almeno un mese all’estero a fare almeno un tirocinio, ho voglia di respirare aria nuova, più che altro ho voglia di respirare.
Io non posso più fermarmi ad analizzare le storture di questo paese, io devo proseguire per la mia strada.
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